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Trueman,2011

 Maria Cristina Finucci 

 

Trueman è una video-opera di Maria Cristina Finucci. L’artista mostra alcune sequenze di

un noto film per il quale ha elaborato un protocollo di comprensione alternativo dove le immagini sono private di una delle tre dimensioni spaziali e dove risulta alterato anche il supporto sonoro.

Finucci usa con disinvoltura il materiale filmico prodotto da altri assoggettandolo alle proprie intenzioni: lo riduce in unità minime con le quali forma delle nuove frasi che combina assieme come fossero accordi musicali; come versi in una poesia in cui le ripetizioni hanno la stessa funzione della metrica.

In continuità con il discorso iniziato nel 2010 con la precedente mostra Rersonale al

Lu.C.CA. Museum dal titolo Paradigmi, nel video Trueman l’artista prosegue con il linguaggio della video-arte esplorando i processi mentali che l’uomo utilizza per decodificare gli stimoli sensoriali e ne sottolinea i limiti.

Nella sua ultima opera, come nelle precedenti, Finucci lavora per grandi contrasti: parte da un ragionamento lucido e razionale e, attraverso le immagini in movimento suggestive e coinvolgenti, arriva a toccare le corde recondite della percezione preiettando lo spettatore verso stati d’animo inesplorati.

Il contatto con questi squarci di realta superiori porta a ragionare sull’inadeguatezza della mente umana e della logica nel confronto con i grandi misteri dell’universo. Le parole del teorico dell’iperspazio a cui Finucci siè ispirata, Charles H.Hiaten (1853-1907), nel suo Many Dimensions (1885), indicano il senso attraverso cui lo spazio debba essere conosciuto: con il cuore e non col cervello.