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Paradigm,2011

 Maria Cristina Finucci 

 

Tutto quello che percepiamo attraverso i nostri sensi-on è altro che una moltitudine di stimoli sensoriali che il nostro cervello elabora e ci restituisce. Questa restituzione non è un dato oggettivo: ogni epoca ha usato differenti paradigmi per decodificare la realtà la cui immagine è sensibilmente differente e determinata dalla cultura e, in particolare, dalla tecnologia, predominanti in quel dato momento storico.

Ci fidiamo dei nostri occhi, ma quello che vediamo forse è illusorio perché filtrato attraverso i nostri codici di interpretazione.

La teoria della relatività ci ha mostrato che molteplici percezioni di una stessa realtà sono plausibili e che non esiste una verità assoluta.

Gli studi sulle particelle subatomiche hanno individuato l’esistenza di un mondo ad almeno nove dimensioni, tuttavia per noi è impossibile riuscire a vedere nemmeno la quarta. Il nostro cervello è abituato a vedere il mondo a 3 dimensioni, nel futuro il paradigma dovrà cambiare per adattarsi alle nuove scoperte scientifiche come è sempre successo nella storia del mondo.

L’uomo del XXI secolo sta già incominciando ad organizzare i propri meccanismi di decodificazione dello spazio al fine di arrivare a percepire le dimensioni ulteriori, che adesso pué, coprendere solo con l’astrazione della matematica.

La riflessione su questi argomenti mi ha portato all’urgenza di un’espressione artistica basata sui codici percettivi e sul loro superamento.

Ho quindi avviato una mia ricerca sulla percezione delle molte dimensioni, a noi per ora preclusa, sui paradigmi che la nostra cultura ci ha trasmesso per vedere il mondo, sull’ipotesi di altri paradigmi possibili e futuribili.

Nonostante il presupposto scientifico, la mia non è una ricerca epistemologica, ma una riflessione personale, aperta e piena di controversie, sull’evaluzione dello spirito umano nella progressiva indagine cognitiva del mondo.